ROMA - «La forza di ogni individuo sta nella propria testa e accanto alle persone cui vuole bene»: ne ha fatto il suo personale motto Marco Frattini di Meda (Monza e Brianza), che 30 anni fa si è visto portar via l’udito (e non solo) da un neurinoma del nervo acustico. Un male crudele, che lo ha poi costretto a lasciare il lavoro di odontoiatra, per il quale aveva studiato tanti anni, come pure la sua grande passione, la musica. Frattini però non si è fermato, anzi: ha iniziato a correre, sempre più veloce, con grinta crescente e risultati presto straordinari. E oggi la corsa è il suo lavoro e la sua impresa: runner e non solo, Frattini allena principianti e professionisti, ha fondato un social network dedicato alla corsa (“Io vedo di corsa-Ciao runner”), ha creato un marchio che organizza eventi di beneficenza e promuove articoli per lo sport, ha scritto libri per raccontare la sua esperienza. E adesso, Marco Frattini è tornato anche a fare musica: dopo un lungo periodo di “rottura”, ha ritrovato la sua passione e ha presentato da poco il suo primo singolo, “Corro come il vento”, che fa da colonna sonora a importanti eventi sportivi, ma è anche il nome del tour di musica diffusa che, proprio sulle note della sua canzone, unisce simbolicamente corse e maratone in tutto il Nord Italia.
Chi era e cosa faceva, 30 anni fa, Marco Frattini?
Studiavo odontoiatria e protesi dentaria e suonavo chitarra e pianoforte: la musica era la mia grande passione, che condividevo con la mia storica band. A 18 anni, quando stavo per diplomarmi, sono stato operato per un neurinoma del nervo acustico: mi hanno asportato una massa di sette centimetri e durante l’intervento è stato rescisso il nervo acustico di destra. Così, mi sono ritrovato a sentire da un orecchio soltanto, io che amavo la musica. Ma ho continuato a suonare e a fare il fonico della band, mentre continuavo a studiare. Nel 2006 mi sono laureato e in quello stesso anno, per via di complicanze dovute a delle recidive, ho perso totalmente l’udito. E ho perso anche, a quel punto, il gusto per la musica: senza sentire, non era possibile continuare a fare il fonico. E anche comporre e suonare non era facile. Ho iniziato a correre, in quel periodo, per darmi nuovi obiettivi, per non buttarmi giù. Quando ho perso l’udito, speravo di poter partecipare alle Olimpiadi dei sordi e mi sono rivolto alla federazione di riferimento: avevo dei tempi molto buoni, ma per diverse ragioni che non ho compreso né digerito bene, non mi è stato permesso di partecipare. Ho continuato a correre, sempre più veloce, dedicandomi anima e corpo a quest’attività, conquistando presto diversi titoli nazionali e internazionali.
Continuava intanto a fare il dentista?
Sì, fino a che l’unico problema è stato l’udito, sentivo di poterlo fare. Poi, nel 2013, ho subito un altro intervento, che mi ha procurato una paresi della parte sinistra del volto, incluso l’occhio. A quel punto ho deciso di abbandonare l’odontoiatria: in quelle condizioni, con un occhio bloccato e la vista incerta, non me la sentivo più di mettere le mani in bocca ai pazienti. Mi sono detto: «E adesso, Marco, che farai?». Ero giovane e avevo dovuto abbandonare le mie grandi passioni. Mi restava la corsa, a cui avevo dedicato anche un libro, nel 2008: Vedere di corsa e sentirci ancora meno, una sorta di diario autobiografico. Nel 2010 ho pubblicato un secondo libro, Il mio comandamento, che sto portando in tutta Italia e anche all’estero: fino a oggi, ho fatto quasi 600 presentazioni.
Cos’è “Iovedodicorsa-Ciaorunner”?
È il mio brand e, possiamo dire, il mio nuovo lavoro: un lavoro impegnativo, che mi chiede tempo, idee, energie, investimenti, ma mi diverte molto. Ho disegnato diversi articoli, tutti naturalmente per la corsa: ho iniziato con le bandane, ora vendiamo maglie, giacche, guanti, cappelli, pantaloni. Non è facile, ci sono molte spese e non sempre sufficienti entrate. Il covid non mi ha certo aiutato: niente eventi, niente stand, niente vendite, se non quelle online. Ma il mio motto è «La forza di ogni individuo sta nella propria testa e accanto alle persone cui vuole bene». Niente può fermarmi, neanche la pandemia: sono sicuro che ripartiremo alla grande.
E che cos’è Corro come il vento?
È il risultato del mio riavvicinamento alla musica: un amore che è rinato, dopo tanto tempo e che voglio tenermi stretto. L’anno scorso ho sentito di nuovo in me una creatività musicale: ho scritto dei testi e con alcuni amici ho cercato di creare brani musicali e anche un video, che uscirà presto. E così, il brand si è arricchito di un set musicale ideato da una persona sorda. Nel frattempo, sto concludendo altri brani: insieme a vecchi e nuovi amici, sto tornando a suonare.
Sembra che non rimpianga molto la vita di prima...
Sono consapevole che, se non ci fossero state la malattia e la sordità, sarei rimasto nel limbo dell’anonimato e della mediocrità; sicuramente ci avrei messo di più a capire quale fosse la mia strada. Ora vedo un punto d’arrivo, anche se la strada è tortuosa. Nelle Olimpiadi e ancor più nelle Paralimpiadi si raccontano tante storie di persone che hanno avuto difficoltà e ora si prendono la soddisfazione di conquistare medaglie d’oro. Anch’io, dopo tante difficoltà, mi sto prendendo le mie soddisfazioni. E continuerò a farlo. La musica, che ho riscoperto dopo un periodo di “rottura”, mi aiuterà a farlo. Non sento la melodia con le orecchie, ma posso sentirla nella mia testa. Anche nei sogni, sento perfettamente. E la musica è il mio sogno.
(L’intervista è tratta dal numero di ottobre di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)