Notiziario del 16 dicembre 2016
La comunità cristiana sorda ha oggi un nuovo strumento per partecipare alla preghiera: si chiama “Le mie preghiere in Lis” ed è un volume che raccoglie le principali invocazioni nella Lingua dei segni. Edito dalla fondazione Pio Istituto dei Sordi di Milano, in collaborazione con la diocesi milanese, il libro risponde a un’esigenza espressa dalla stessa comunità non udente, a cui peraltro, proprio pochi giorni fa, papa Francesco ha rivolto il proprio augurio di Natale in Lis. La pubblicazione del volume colma una grave lacuna, visto che finora non esistevano libri di preghiera in Lis, capaci di accompagnare genitori e catechisti nella formazione spirituale dei ragazzi non udenti. “Fino al secolo scorso – scrive la curatrice Marisa Bonomi – gli educatori pensavano che la persona non udente potesse giungere ai concetti astratti della religione solo attraverso l’oralismo. Noi crediamo che anche la Lingua dei segni italiana possa essere un aiuto importante nel cammino della formazione della coscienza e dell’educazione religiosa”. Il volume è accompagnato da un dvd che, oltre a mostrare l’interprete con la sottotitolazione, prevede che le preghiere siano recitate, così da essere accessibili anche ai bambini ciechi.
Nelle zone a rischio sismico, non dovranno esserci più di 17 alunni per classe, quando tra questi ci sia un ragazzo con disabilità: lo ha stabilito una recente sentenza del Tar di Napoli, che ha accolto il ricorso di un gruppo di genitori. Oggetto della denuncia, quanto accaduto nella scuola dei loro figli, dove 43 alunni, di cui cinque con disabilità, erano stati smistati in sole due classi. Il giudice ha ricordato innanzitutto che la soglia di 20 alunni (qualora in classe sia presente una o più disabilità) rappresenta “un presidio dell’adeguatezza dell’offerta formativa, nonché una forma di garanzia del loro diritto costituzionale all’istruzione”. Ma il giudice è andato oltre: rilevando che la scuola si trova una zona ad altro rischio sismico, ha disposto che, in questo caso, la soglia massima di alunni per classe debba scendere a 17. Soddisfatto il sindacato Anief: secondo il presidente Marcello Pacifico, “Garantire la sicurezza e il diritto allo studio costituiscono una priorità. La presenza di più disabili in aule con un già alto numero di allievi, è fuori da qualsiasi logica. Ancora una volta, dobbiamo constatare che le necessità di risparmio pubblico prevalgono sul diritto allo studio: e pure sull’handicap per il quale, a livello nazionale, non è garantito neppure il rapporto minimo nazionale di un docente ogni due studenti. Tutti sanno che un’efficace didattica speciale necessita di un clima adeguato tra i banchi”.
L'aumento del fondo per la non autosufficienza sembrava ormai una certezza: dopo il tavolo straordinario convocato, con associazioni e sindacati, dal ministro Poletti il 30 novembre scorso, il governo si era assunto l'impegno di incrementare lo stanziamento di almeno 50 milioni, tramite un emendamento alla legge di bilancio. Le associazioni avevano accettato con riserva la proposta, che sarebbe stata ridiscussa nella riunione già convocata per il 6 dicembre. Ma l’esito del referendum ha rimesso tutto in discussione e l'approvazione lampo della legge di bilancio, il 7 dicembre, ha cancellato ogni speranza: nessun aumento per il fondo per la non autosufficienza. Resta fermo a 450 milioni. “Anche se dimissionario, il governo Renzi avrebbe dovuto mantenere gli impegni con le persone più deboli del Paese”, denuncia il Comitato 16 novembre, promotore delle proteste per l'aumento del fondo e l'approvazione di un Piano nazionale per la non autosufficienza. Di qui l'appello al presidente della Repubblica “perché si rimedi subito – spiega il Comitato - a questo grave errore politico. Per conto nostro – aggiunge il comitato - faremo di tutto per 'convincere' il nuovo governo a migliorare sempre di più la dotazione del fondo”