ROMA - La disabilità a scuola è un tema che crea dibattiti e contrasti in Italia, perché il numero di alunni con bisogni speciali aumenta sempre più a fronte di problemi legati alla gestione dei docenti di sostegno. Fondamentale è che l’allievo possa avere facilitato l’ingresso in aula e l’integrazione con il resto della classe. Fatto questo assunto,
il portale Tecnica della scuola riferisce la vicenda di una classe di Sarajevo, avvenuta lo scorso anno: “Un bimbo di 6 anni che ha problemi di udito sin dalla nascita è stato iscritto in una scuola elementare di Sarajevo. Nonostante la sua disabilità e l’assenza di insegnanti di sostegno, la scuola lo ha accettato mettendolo insieme agli altri compagni, generando però sconforto per l’alunno e i genitori perché isolato dalla sua incapacità di comunicare con maestre e compagni. La trovata inclusiva di una maestra è stata la seguente: insegnare a tutta la classe la lingua dei segni italiana, in modo tale da istruire il piccolo Zejd e soprattutto, permettendo a tutti i compagni di classe di comunicare con lui, parlando un linguaggio unico. Grazie ad una colletta delle famiglie, è stato pagato un esperto del linguaggio dei segni che con l’aiuto delle maestre ha trasmesso il codice a tutti gli alunni”.
Prosegue il portale dedicato alla scuola: “Imparare il linguaggio dei segni per i bambini è stato divertente, tanto da insegnarlo anche ai genitori a casa. Ma soprattutto ha permesso di abbattere quelle barriere che la scuola dovrebbe impedire sempre di formarsi. Esiste senz’altro un problema da risolvere in Italia – conclude Tecnica della scuola - ma la vicenda di Zejd in Bosnia insegna che a volte la disabilità può essere abbattuta con la volontà delle scuole e delle famiglie, coinvolgendo tutti gli attori, specie i bambini, che per natura tendono ad includere e non escludere”.